Con l’avvento del Covid-19, negli ultimi mesi il mondo del lavoro sta facendo i conti con continui stravolgimenti. Tra distanziamento sociale, mascherine e paratie, una “nuova” modalità di lavoro è entrata nelle nostre aziende: lo Smart Working. Come definito dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, «lo Smart Working (o Lavoro Agile) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività».

Un modalità di lavoro non del tutto nuova al nostro paese. Basti pensare che nel 2019, quindi prima dell’arrivo del Coronavirus, in Italia si registravano già 570’000 smart worker mentre a settembre 2020 il numero ha raggiunto quota 5,06 milioni, suddivisi rispettivamente in 1,67 milioni nelle grandi imprese, 890 mila nelle PMI, 1,18 milioni nelle microimprese e 1,32 milioni nella PA. Numeri elevati che fanno i conti con l’incertezza di quando volgerà al termine questa emergenza sanitaria.

Ad onor del vero, se dovessimo analizzare più a fondo questi numeri, scopriremmo che in realtà il mondo del lavoro ha modi differenti di pensare e di strutturarsi. Come riportato da un’indagine condotta dallo Studio Meri Pieri, mentre le grandi aziende si dimostrano essere molto interessate allo Smart Working mettendo in atto iniziative strutturate, nelle PMI vi è un elevato disinteresse con iniziative ancora in fase di sviluppo. Le pubbliche amministrazioni, invece, appaiono in parte perplesse sul suo utilizzo mostrando una certa lentezza nello stare al passo del mondo dei privati. Questi dati in realtà mettono alla luce tutta una serie di informazioni interessanti che sono da anni argomento di forte dibattito. Un esempio su tutti è la poca digitalizzazione del paese, fattore che come abbiamo potuto vedere si ripercuote inesorabilmente sulle pubbliche amministrazioni. Altra considerazione, le differenze tra le grandi aziende e le PMI si fa ancora più forte. Da un lato abbiamo grandi strutture e fatturati importanti che consentono investimenti e riorganizzazioni, mentre dall’altro le difficoltà sono molteplici. Nell’ambito del lavoro, il paese scorre a tre velocità diverse e ben distinte.

Smart Working Italia
Fonte: Studio Meri Pieri

Smart Working sì, Smart Working no?

Con l’aumento vertiginoso degli smart worker, in molti si sono trovati in difficoltà nel creare piccolo ufficio nella propria abitazione a causa di numerosi fattori, tra cui la mancanza di spazio e la poca tranquillità all’interno delle mura domestiche. E a destare grande scetticismo sono proprio fattori come questi che generano discussione tra i vantaggi e gli svantaggi che il cosiddetto “lavoro agile” porta con sé.
Di seguito andremo a scoprire nel dettagli tutti i vantaggi e gli svantaggi che derivati dallo Smart Working, sia per quanto riguarda i lavoratori che per le aziende.

Vantaggi

Lavoratori

  • Più libertà: potendo lavorare da dove si vuole, il lavoratore può organizzare le proprie mansioni acquisendo maggiore autonomia.
  • Minore impatto ambientale, più risparmio di denaro: riducendo sensibilmente gli spostamenti si produce meno smog dando così respiro all’ambiente. Inoltre, non dovendo più recarsi a lavoro, il lavoratore non avrà i costi dovuti al viaggio, tra cui benzina, usura dell’automobile ed eventuali pedaggi.
  • Più tempo libero: considerando che in media ogni persona dedica dai 30 ai 90 minuti ad ogni singolo tragitto per recarsi a lavoro, lo smart worker guadagnerà molto più tempo libero da dedicare a sé stesso, ai suoi interessi e alle persone a lui care.

Aziende

  • Risparmio economico: meno uffici e meno consumi implicano un risparmio per le aziende che possono anche ridimensionare le loro strutture e le loro attrezzature.
  • Maggiore scelta: non avendo più lo scoglio dei confini geografici, per un’azienda è possibile cercare figure professionali da ogni angolo del mondo.
  • Maggiore produttività: come constatato più volte, chi lavora in Smart Working riesce ad essere più produttivo pertanto con lo stesso numero di ore lavorate è possibile registrare una produttività più elevata.
  • Longevità lavorativa: secondo alcune ricerche, grazie ai vari vantaggi dello Smart Working, i lavoratori hanno maggiori soddisfazioni portandoli a legare maggiormente con l’azienda da cui difficilmente vorranno allontanarsi.

Svantaggi

Lavoratori

  • Impossibile separare il lavoro dalla vita privata: lavorando da casa si rischia di fondere i propri spazi lavorativi con quelli di relax privando lo smart worker di un luogo consono dove dedicarsi ai propri impegni.
  • Rischio di isolamento: lavorando da soli viene a mancare la possibilità di condivisione, specie con i propri colleghi.
  • Perdita di percezione temporale: il rischio di organizzare temporalmente il proprio lavoro durante l’arco delle giornate può portare a ritmi e orari continuati con cui si rischia di non avere la percezione di un inizio e di una fine delle proprie mansioni.

Aziende

  • Minor controllo: il lavoro agile richiede tanta fiducia, specie perché per un titolare si ha meno controllo effettivo sull’operato dei propri dipendenti, problema facilmente risolvibile ponendo obiettivi adeguati da far raggiungere allo smart worker.
  • Rischio di poca professionalità: parlando di fiducia, il rischio di affidarsi a persone poco professionali è reale ed è necessario scegliere con cura le persone con cui collaborare onde evitare perdite di produttività.

L’opinione di alcuni smart worker

Ma a distanza di mesi cosa è cambiato? Secondo una ricerca di Linkedin Italia condotta qualche mese fa, è emerso che il 46% degli intervistati dichiarava di sentirsi più stressato e ansioso rispetto a prima mentre il 48% degli intervistati affermava di lavorare di più e di non riuscire a staccare la spina. Fanno eco le ultime indagini condotte da Oricon con Euromedia Research secondo cui tra i lavoratori che sono rientrati in sede dopo un periodo di Smart Working, gli svantaggi appaiono molto evidenti. Il 30,2% riconosce difficoltà nel separare vita privata e lavoro, il 23,5% rileva un maggior carico di lavoro affrontato nelle giornate a casa senza limiti di orario. Analizzando ulteriormente, emerge anche che il 22,8% ha difficoltà operative dovute alla mancanza di una postazione di lavoro adeguatamente e per problemi di connessione. Oltre il 20% si sente penalizzato dal fatto di non poter disporre di strumenti tecnologici e documenti utili per il proprio lavoro, il 16,7% riconosce un calo della concentrazione e il 20% degli stessi evidenzia difficoltà organizzative generali.

Va comunque sottolineato che, nonostante le difficoltà, in alcune realtà lo Smart Working ha dato i suoi frutti grazie ad una buona gestione e ad un supporto notevole delle aziende. Anche se in calo, entrambi gli studi affermano che la platea dei favorevoli e sfavorevoli al lavoro agile si assesta equamente in circa 50% a 50%.

Tra emergenza sanitaria e sicurezza: lo Smart Working non svanirà una volta superata la pandemia

Se in passato molte aziende guardavano allo Smart Working con titubanza e scetticismo, l’obbligo forzato di utilizzarlo ha sicuramente fatto cambiare idea a non pochi scettici. Come abbiamo visto, i benefici sono molteplici, sia per le aziende che per i dipendenti. Anche se il numero di smart worker è destinato a diminuire con lo scongiurarsi della pandemia, è indubbio che molte realtà potrebbero mantenere questo modello lavorativo.
Pertanto risulta difficile pensare che il numero degli smart worker torneranno ai livelli pre-pandemia. Dati alla mano, il “lavoro agile” sta avendo una diffusione che era impensabile fino a qualche mese fa e chissà quali cambiamenti porterà questo modello lavorativo nei prossimi anni.
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